Fossile, l’opera di Fiorenzo Zaffina, ci proietta nel futuro trapassato remoto …
“… Waooooohhh! …”, il grido di meraviglia e stupore echeggiò, curvando lo spazio, dal sito archeologico della Casa degli Artisti nella Valle del Furlo. Era l’Anno 66.666 dalla Fondazione di Roma.
“Chi è stato? Chi è stato?”, chiesero i Ciclopi all’indirizzo di quella voce.
“Nessuno! Nessuno!”, rispose loro il fratello monoculare direttore archeologo-capo degli scavi. Spiegando: “Ho trovato un manufatto, il lavoro d’un artista che dev’essere vissuto circa sessantatremila anni fa. Si tratta, probabilmente, d’una Grande Madre, Scheda-Dea della Bellezza che si riflette nel suo specchio. Un’opera postuma all’Età della Pietra, realizzata, forse, per essere venerata nelle notti bianche dei templi. Per essere invocata, oppure, nelle piazze o gallerie intangibili della memoria o, anche, per i riti di fecondità. Non sappiamo, ancora. Il più, è tutto da studiare e da scoprire!”.
“Già!”, rispose il Vecchio Saggio Ciclope, ormai senz’occhio e chino su se stesso, incapace di penetrare una qualsiasi fessura o uscio d’un palazzo; ma, custode d’un ricordo aggiunse: “E’ uno scherzo, uno scherzo della Natura, della Natura Umana, razza estintasi da millenni a causa della propria stoltezza!”.
“Siete rimasti soltanto voi, infatti, figli miei a popolare questa Terra!”, commentò la senza tempo partenogenica Regina Evagina.
Il Vecchio Saggio Ciclope, afflosciandosi definitivamente nella sua ovale e grinzosa poltrona, concluse: “Eppure, quella Scheda-Dea Madre se si attivasse in noi, potrebbe ridar vita Umana … aaaaah, se solo riuscissi a rialzarmi!”.
Così, ora, noi siamo.
Giuseppe Pansini